Le vetrerie a murrine opache sono il frutto di un'ulteriore ricerca di Carlo Scarpa sulla tecnica sperimentata con Paolo Venini nel 1936, quando i due concepirono la serie delle murrine “romane”.
Mentre le sezioni in canne multicolori delle murrine “romane” venivano assemblate a freddo e successivamente unite in fornace, le nuove murrine opache non venivano soffiate, ma modellate mediante stampi o attrezzi da vetraio, e poi molate e rifinite per ottenere un effetto liscio sulla superficie. tutta la superficie, a differenza delle vetrerie a murrine “romane”. Il primo esemplare di vaso a murrine opache fu pubblicato nel 1936 sulla rivista “Domus” (numero di luglio) insieme alle vetrerie a murrine “romane”. Una piccola serie di vetri a murrine molate fu esposta alla XXII Biennale di Venezia del 1940. Tra questi spiccava uno straordinario piatto con un serpente attorcigliato in murrine rosse e bianche che risaltava su murrine nere. Crediti: Lestanzedelvetro
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