Vetro dall'aspetto spugnoso, ricco di bolle d'aria, tanto da sembrare quasi opaco.
L'inventore fu Napoleone Martinuzzi , direttore artistico della Venini & C. alla fine degli anni '20. È più facile da realizzare di quanto sembrerebbe. La leggenda muranese è ricca di racconti fantastici ad uso di turisti incauti: nel caso del vetro pulegoso, la storia voleva che per ottenere questo risultato fossero utilizzate le sostanze più straordinarie.
Infatti, la massa fusa omogenea e raffinata (priva di bolle d'aria o impurità) viene vigorosamente mescolata con sali (generalmente carbonato o bicarbonato di sodio) che si decompongono per effetto del calore e liberano gas (anidride carbonica) dispersi sotto forma di bolle aventi diametri variabili.
I primi vasi realizzati da Venini con questo nuovo materiale furono acclamati dalla critica che vide l'industria del vetro di Murano rinascere con prodotti che erano un'ottima rappresentazione dello stile "Novecento" degli anni '30.
Sull'onda di questo successo diverse altre fornaci utilizzarono il vetro pulegoso, anche nel campo dell'illuminazione.
Le ditte AVEM , Vetreria Artistica Barovier & C. , Seguso Vetri d'Arte ed altre continuarono a produrre vasi, figure ed i famosi cactus. Negli anni '50 Dino Martens realizzò per la ditta Aureliano Toso i famosi vasi "pittorici".
La fortuna di questa tipologia di vetro continua con le creazioni di Gae Aulenti per Venini & Co., datate 1995.
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