Nato a Murano il 13 maggio 1898 da Vincenzo Barbini e Anna Fuga, discende da un'antica famiglia di vetrai muranesi che, per più di cinque secoli, operarono nei vari settori della produzione vetraria dell'isola, come nella produzione di lampadari, perle e oggettistica varia, specializzandosi, in particolare, nella lavorazione di specchi veneziani .
Guglielmo, cresciuto in una famiglia numerosa, inizia a lavorare giovanissimo, dopo aver frequentato le scuole elementari, fino alla quarta elementare, e, come tutti i suoi fratelli, la scuola per vetrai fondata dall'Abate Vincenzo Zanetti .
Insieme al fratello Pio, di tre anni più giovane di lui, parteciperà alla Grande Guerra.
Tornato sull'isola riprenderà l'attività di incisore presso la vetreria Franchetti e, successivamente, inizierà la sua prima attività con Giuseppe D'Alpaos , al quale, poco dopo, si unirà Decio Toso , fondando nel 1923 la SALIR ., rinomata laboratorio artistico specializzato in incisione , intaglio, decorazione a smalto e doratura su vetro.
Guglielmo parteciperà attivamente alla produzione vetraria della fabbrica in qualità di incisore, instaurando proficui rapporti con numerosi artisti e designer dell'epoca, tra cui Dino Martens , Franz Pelzel e Guido Balsamo Stella .
Dal 1927 collaborerà anche come incisore nel laboratorio artistico del fratello Nicolò Barbini , poi denominato Artigianato Artistico Veneziano.
Nel 1929 sposò Elena Portelli, figlia di un importante commerciante di stoffe di Venezia, e nel 1930 espose alla XVII Biennale di Venezia, nella sezione Arti Figurative.
Nel 1936, lasciata la SALIR, fonda il proprio laboratorio di incisione, la "Barbini Guglielmo", collaborando a lungo con la Nason & Moretti per l'incisione di vetri, specializzandosi, in particolare, nella produzione di specchi da parete, mobili in cristallo e riproducendo una rara serie di oggetti d'antiquariato.
Il suo stile sarà caratterizzato fin dall'inizio dall'introduzione di forme classiche, rese leggere dalla sua maestria. Guglielmo apporterà notevoli innovazioni anche nell'arte dell'incisione, introducendo l'uso della ruota in arenaria e corindone (ancora utilizzata dagli artigiani muranesi) e inventando lo stile del mosaico e gli specchi molati di ispirazione francese.
Il merito più grande di Guglielmo è quello di aver ripreso, insieme al fratello Nicolò Barbini, la lavorazione degli specchi veneziani , quasi del tutto dimenticata agli inizi del Novecento.
Guglielmo lavorerà fino all'età di settant'anni, dopodiché si ritirerà nella sua casa di Madonna dell'Orto, a Venezia, insieme alla moglie Elena, trascorrendo le sue giornate in compagnia di amici, importanti commercianti veneziani, e dedicandosi alla quella che era la sua grande passione di sempre, cioè la pittura.
Trascorse gli ultimi dieci anni della sua vita scrivendo le sue memorie, tra le frequenti visite di numerosi nipoti e pronipoti.
Morì all'età di 101 anni, nel 1999, poco dopo la moglie.
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