Giuseppe Briati (Murano, 1686 - Venezia, 1772) nacque a Murano da una famiglia che da generazioni era esperta del vetro, e per questo entrato nel Libro d'Oro di Murano.
Nel 1733 Briati si trasferì in Boemia dove apprese i segreti del cristallo. Tornato a Venezia, nel 1737, ottenne dal Consiglio dei X il privilegio per dieci anni di produrre opere in cristallo.
Già nel 1271 il governo veneziano aveva decretato che le fornaci fossero concentrate a Murano, a causa del pericolo di incendio. Briati aprì poi la sua attività a Murano nel 1737. Nel 1739, però, la sua fornace fu assaltata dai vetrai muranesi "di notte con armi da fuoco" (G. Tassini, Curiosità veneziane, Venezia 1872, p. 115), invidiosi del successo dei suoi cristalli. , molto simile a quello della Boemia. Briati si trovò così costretto a spostare la propria attività a Venezia.
A' nostri giorni però, con nuovo e doveroso esempio, vediamo un' ultima volta all'interno della Città un giorno qualunque quelle collocate le nostre fornaci nella parrocchia dell'Angiolo Raffaello, se non meravigliose che celebravano le finissime opere di cristallo uscite dalle mani dei il valoroso Briati, ora in formarne sedie, armaj, cornici, frutta, fiori, statue, e mille altre vaghe opere ingegnose che sono ormai divenute la delizia di tutte le nazioni colte.
(GF Zanetti, Della origine di alcune arti principali appresso i Veneziani, Venezia, 1758, p. 83)
In questo breve brano, Zanetti ricorda come a Briati nel 1739, con Decreto del Concilio del X 4 marzo, fu concesso di potersi trasferire da Murano al quartiere carmelitano, sulle attuali fondazioni Briati (cfr. G. Distefano, Atlante storico della Serenissima, 1600-1797, Vol. 4, Venezia 2010, p. 903). Nello stesso anno Briati, dimostrandosi astuto commerciante, chiese ed ottenne il privilegio di acquistare del salnitro potassico (utilizzato per rendere più forte il vetro) ad un prezzo inferiore. In questo modo Briati riuscì a vendere il suo cristallo, altrettanto solido e scintillante, ad un prezzo inferiore a quello di Boemia. Per il suo successo commerciale, la Serenissima lo premiò, rinnovandogli l'esenzione dai contributi alla previdenza sociale dei vetrai disabili, e consentendogli al tempo stesso di superare il previsto numero di dipendenti della fornace.
La vetreria Briati era molto nota per la produzione dei suoi lampadari, ispirati a quelli eleganti della Boemia, ma si distinguevano per una maggiore attenzione alla ricchezza del colore e all'uso di decorazioni floreali (cfr. E. Bassi, Briati Giuseppe in Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 14-1972). Un esempio è il "Lampadario Rezzonico" (1870 circa), sul soffitto del Portego del Museo Querini Stampalia, detta "serratura" quel mazzo di fiori. Lampadari simili si trovano anche a Cà Rezzonico (sala Brustolon).
Le sue opere non hanno la leggerezza di quelle del 1500; ma offrono l'eleganza delle forme, la leggerezza e l'indeterminatezza dei colori, le proporzioni delle parti e dell'insieme, un'armonia così perfetta, da davvero incantare; non c’è quindi da stupirsi se essi siano ancora ricercati maniacalmente sia dai concittadini che dagli stranieri per arricchire collezioni private e pubbliche. Non potremmo parlare molto di loro. Citeremo solo gli stupendi lampadari e lampadari, i meravigliosi vetri in filigrana, gli specchi incisi al tornio con arabeschi, fregi e figure, opere per le quali divenne. E famosissimo riuscì nei dolci, rappresentando in cristallo i fatti più sorprendenti della mitologia e della storia, ornamento delle mense ducali; e poi uscirono dal Forni Briati. Il quale quindi non solo divenne famoso, elevando la nostra vetreria ad un grado che non aveva ancora raggiunto, ma anche ricchissimo, e quindi segno di invidia per i suoi stessi concittadini.
(V. Zanetti, Guida di Murano e delle celebri sue fornaci vetrarie, Venezia 1866, p. 60)
Nel 1753 Giuseppe Briati costruì a proprie spese a Murano, un ospedale per dodici vedove povere e fabbricanti di maestri vetrai, e assegnò loro una pensione (cfr. Grande illustrazione del Lombardo-Veneto, a cura di C. Cantù, Vol. 2 , Milano 1858, p.316).
Molti degli oggetti prodotti dalla fornace Giuseppe Briati sono conservati nel Museo del Vetro di Murano, Ca' Rezzonico e nel Museo Correr.
Crediti a: venicecafe.it
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