Questo bicchiere si presenta come un patchwork con elementi di diverso colore ed è ottenuto nel seguente modo: su una lastra metallica sono disposti una serie di segmenti di aste piatte, secondo un dato disegno.
La piastra viene riscaldata per riportare gli spicchi al punto di fusione: a questo punto l'insieme dei frammenti fusi viene fatto aderire mediante rotazione alla superficie esterna del vaso, sempre sulla punta del tubo del soffiatore. Dopo che i pezzi sono stati uniti tra loro, vengono rifiniti mediante opportuna lisciatura e modellatura. I pezzi pezzati in senso stretto sono quelli disegnati da Fulvio Bianconi e prodotto da Venini & C.
Questa tecnica fu adottata anche da altre vetrerie muranesi, ma se vogliamo vedere chi fu veramente il primo, dobbiamo ricordare alcune ciotole disegnate dal pittore Dino Martens ed esposte da Aureliano Toso alla XXII Biennale di Venezia del 1940.
La ditta Barovier & Toso nel 1956 espose alcune serie di vasi come i " millefili ", " tessere ", " sidone " e " parabolici ", con un decoro costituito da tessere alternate di vario colore e consistenza.
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