Si tratta di un tipo di vetro la cui superficie presenta un insieme omogeneo di molature di profondità variabile, leggermente irregolari, ad imitazione di rami martellati.
I primi esempi di questo tipo di lavorazione risalgono ai primi anni del Novecento in Francia, presso lo stabilimento Daum , con i vasi “martelé”.
A Murano la tecnica conobbe grande favore presso Venini & Co. , da parte di Carlo Scarpa , che per primo progettò una serie di oggetti dalle forme elementari eseguiti in vetro trasparente colorato. La particolare finitura molata dei vetri Battuti è stata ideata da Scarpa all'inizio degli anni Quaranta per ottenere o l'effetto dell'argento martellato (“battuto” a nido d'ape) oppure l'effetto tipico della lavorazione della pietra (battuto orizzontale e verticale). I primi oggetti finiti in battuto furono esposti nel 1940 alla XXII Biennale di Venezia e alla VII Triennale di Milano.
Alla fine degli anni '50 la Venini & Co. produsse un'altra serie di oggetti, disegnati da Tobia Scarpa , figlio di Carlo, che riscossero un enorme successo sia di critica che di pubblico.
Negli anni '60 il "battuto" venne utilizzato da Alfredo Barbini per rifinire alcuni vasi dalle forme fortemente plastiche, disegnati da Napoleone Martinuzzi .
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